lunedì 1 gennaio 2018

Gabriella Genisi, “La circonferenza delle arance” ed. 2010

                                                                   Casa Nostra. Qui Italia
        cento sfumature di giallo
        il libro dimenticato

Gabriella Genisi, “La circonferenza delle arance”
Ed. Sonzogno, pagg. 215, Euro 12,75


   E’ stato un caso (esiste il caso?) che, dopo essermi ripromessa di leggere i romanzi precedenti di Gabriella Genisi per conoscere meglio il suo commissario Lolita Lobosco, io sia entrata nella biblioteca di quartiere e abbia trovato, lì, in bella vista, quasi a chiamarmi, il primo libro della serie, “La circonferenza delle arance”.
     E’ stato un caso (esiste il caso?) che, dopo aver terminato la lettura di un libro impegnativo, abbia preso in mano “La conferenza delle arance” due giorni prima della fine dell’anno. Perché il ‘giallo’ che vede per la prima volta protagonista Lolita Lobosco si svolge a Bari tra il 24 dicembre 2009 (cinquant’anni esatti dall’ingresso delle donne in polizia, come sottolinea Lolita) e il 4 gennaio 2010. Ed è stata una lettura perfetta, frizzante come lo spumante con le bollicine, gioiosa nonostante le brutture che inevitabilmente si trovano in un romanzo di indagine poliziesca.

   Quel 24 dicembre 2009 faceva molto caldo a Bari. Tanto che Lolita aveva aperto il tettuccio della sua Fiat Bianchina per andare in commissariato. Dove la aspettava una brutta sorpresa. Perché l’uomo arrestato con accusa di violenza carnale, lo stimato dentista con il golfino di cachemire e di bella presenza, è Stefano Morelli e Lolita lo conosce. Fin troppo bene. E’ stato il suo grande amore ai tempi del liceo. Si erano lasciati perché la madre di lui si era intromessa- troppo grande la differenza di classe sociale. Chi lo accusa è la sua assistente, una bella ragazza che è stata anche la baby-sitter del figlio del dentista, sorella del suo ex socio nello studio dentistico, fidanzata con un pugile (e lei trema all’idea che il fidanzato venga a sapere più del dovuto). Stefano si proclama innocente. La sua parola contro quella della bella Angela. Lolita gli crede, ma deve provare che la ragazza mente. E perché, poi?
   C’è profumo di arance nel ‘giallo’ di Gabriella Genisi. Arance che Lolita tiene nel cassetto, scorzette di arance candite e crostata di arance che sono tra le specialità di Lolita (ci sono le ricette a fine libro, forse mi arrischierò a provarle anche se il risultato non sarà di certo pari a quello di Lolita), la dieta di arance seguita dalla provocante Angela, il filo rosso del succo delle arance sanguinelle che conduce alla soluzione dell’enigma in maniera piuttosto originale, anche se, prima, l’accusa contro Stefano si appesantisce- il bel Stefano Morelli, un assassino?

    L’abbiamo già conosciuta in “Dopo tanta nebbia”, l’abbiamo già trovata simpatica, ed ora la nostra simpatia nei suoi confronti è ancora maggiore. Di lei avevamo raggranellato alcune informazioni- che suo padre era morto in servizio ed era stato naturale per Lolita seguire le sue orme in polizia, che era stata sposata (ne “La circonferenza delle arance” Lolita non ha ancora superato il dolore per il fallimento del suo matrimonio), che è bella. Di lei ci piace il piglio deciso, il suo modo di trattare le persone, la sua autoironia. Ci piacciono i suoi scivoloni nel sentimentale, il suo parlato, il suo uso colorito (saltuario, quando ci vuole, ci vuole) del dialetto, il suo essere donna in un mondo e in una cultura in cui l’uomo ancora spadroneggia.
   Un dettaglio simpatico per finire. Lolita ha incontrato Salvo Montalbano in Sicilia e Salvo, a Trani per lavoro, le telefona per prendere un caffè insieme. Lolita ha altro per la testa (e per altro, intendiamo un altro uomo) e si scusa, mentendo, dicendo che è a Roma, anche lei per lavoro, e sì, proprio l’ultimo dell’anno.
Mentre Gabriella Genisi fa l’occhiolino ad Andrea Camilleri e ai lettori, la finzione narrativa è più che mai reale, noi lettori siamo fatti della materia dei romanzi e i personaggi dei romanzi sono veri quanto noi.



    

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